A proposito della coerenza.

 

coerenza

co|e|rèn|za

s.f.

1585; dal lat. cohaerĕntĭa(m), der. di cohaerens, -entis “coerente”.

 
1. fedeltà di una persona ai propri principi, conformità costante tra le sue parole e le sue azioni: dare prova di coerenza, un uomo di grande coerenza
2. non contraddittorietà sul piano logico di un ragionamento, di un discorso e sim.: la coerenza di un pensiero, di una teoria filosofica
3. stretta connessione tra le parti di un insieme: una perfetta coerenza tra i vari elementi | TS ling. in linguistica testuale, continuità di significato tra le parti di un testo, che insieme alla coesione identifica un testo in quanto tale
4. TS bot. => coesione
5. TS fis. differenza di fase costante tra due o più grandezze ondulatorie
6. TS dir. spec. al pl., nel linguaggio notarile, confine di una proprietà immobiliare

 

https://dizionario.internazionale.it/parola/coerenza

Una mia piccola riflessione sulla coerenza. Un termine molto usato, abusato, inconfutabile nell'accezione moderna. Penso che assieme a "narcisismo" sia una delle critiche più sentite. 

Di base il difetto principale sta nel punto di osservazione e nella mancanza di conoscenza del significato. Ovvero, si da del "incoerente" in base alla propria visione, mentre andrebbe visto nel corpus di valori, principi, etica e modo di vivere dell'altro. L'Altro, altro grande problema. Ci si riempie la bocca con l'importanza dell'altro, ma non lo si vive appieno. Non si capisce quasi mai che puo' non piacere l'Altro, che si può non accettare l'Altro, e lui in qualche modo credo se ne farà una ragione. 

La coerenza necessita di adesione a se stessi, ai propri valori e alla propria etica. Ma siamo soggetti al cambiamento, al movimento, a decisioni determinate dalle nostre volontà o da fatti ed eventi e decisioni altrui. 

 La coerenza sta nell'accettare questo cambiamento, che come diceva Siti in un libro, "resistere non serve a niente". Rallenti solo il tuo normale cambiamento, l'andare della vita. La coerenza a mio avviso parte dall'accettare chi sei, con tutti i pregi ed i difetti che solitamente gli altri ti attribuiscono, in base al loro punto di osservazione. Perchè non credo sia possibile da soli identificare i nostri difetti, i nostri pregi. In definitiva, sono nostre caratteristiche, come fai a isolarle? Se ti accetti, non hai interesse a descriverti. Non ne senti proprio il bisogno, non ti serve a nulla. Fare il punto quello si, serve a volte. 

La fotografia, cercare un portfolio, fa esattamente il punto. La narrazione della vita, il tuo percorso. Senza troppe pippe, quelle foto hai fatto e quella roba la sei. Ma puoi fare una cosa, quello si. Puoi fotografare chi sei, ma anche dove stai andando. Le fotografie che hai fatto sono chi sei, quelle che farai cosa vuoi essere. In un incedere senza pace, quelle che farai diventeranno quello che sei e quelle successive quello che diventi. E cosi via, senza fine. Ogni tre mesi, sei mesi, fai la lista di quello che fai. Se è sempre quello, forse non stai facendo molto. Una lista, non un concetto. 

Il tuo pensiero, la tua idea, ha bisogno di essere ingegnerizzata, prodotta, sennò ti stai raccontando palle. E manco di quello bisogna aver paura, basta cambiare strada. 

Ricordo sempre di quando da bambino, per inadeguatezza, ho rinunciato a fotografare. Ho scelto la strada che sembrava più facile, che mi faceva aderire all'idea che avevano di me. Poi ho iniziato a complicarla, e ho iniziato a trovarmi. A stare meglio. Si può fare, si fa fatica ma si può fare. 

Ah si. Me ne sono accorto in un modo molto semplice. Ho iniziato ad essere coerente, coeso a chi sono e a chi voglio diventare. L'ho capito perche ho iniziato a non piacere. Ma ho iniziato a stare meglio.

ps. penso che Internazionale sia uno dei pochi giornali che da ancora molta importanza alle fotografie. E solo per ignoranza personale non so quanto le paghi. Per coerenza lo dico.. 

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