La fotografia rubata

Ti chiedono spesso la fotografia "rubata". come ci fosse qualcosa di "più" naturale, di più espressivo. In verità c'è solo la non presa di responsabilità. Non ti assumi la responsabilità della foto. e chi fotografi non se la assume con te. nel posato invece c'è piena consapevolezza, c'è una posizione netta. nal ridere a comando, nel fermare un istante di lacrime, nel rifare un movimento. e nella consapevolezza ti leggi. tu che scatti, e tu che posi. Nel rubare ti affidi "all'istante", alla "naturalezza". spesso invece si tratta solo di fortuna. e nella fortuna e nella sfiga non ci credo. la vita, le foto, sono il risultato di scelte e di errori. soprattutto di errori. e della risposta che poni in essere agli errori. C'è la grammatica, a volte discutibile come la mia, c'è la visione, spesso sindacabile, ci sono pure i rinculi, le paure, la vulnerabilità, i difetti, i cambi di rotta. ma tutto più o meno scelto, anche quando sembra a caso. A cazzo, come mi piace dire. ma ci sono regole anche a cazzo. solo che i margini sono larghi e tu puoi spingerti sui bordi. sbordare pure, per poi rientrare. e altre volte stare al centro. partire dal dubbio e arrivare alla certezza, o restare sul dubbio che a volte è la certezza. se non puoi definire, o non vuoi farlo, sfuma.

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