Lo sguardo che non c'è. ma c'è tutto.

puoi negarti lo sguardo quando è chiaro il tuo pensiero, la tua opinione ed il tuo punto di vista. è chiaro che tutto parta da emozioni, sentimenti e sensazioni. ma non basta, devi tradurlo. e la traduzione deriva dall'esperienza della vita, da quanto la vita ti ha cambiato, in meglio E in peggio. non O. ma E. perchè ti devi prendere tutto, e poi cerchi di mediare con te stesso. e quando capisci che non puoi mediare nulla, sei arrivato al punto, ed esprimi il tuo punto di vista attraverso un obiettivo. in questo caso un 35mm. per non lasciare troppo "fuori", ma nemmeno per stare sul dettaglio e perderti il contesto. il contesto in questo caso supera gli occhi che non ci sono, quelli del soggetto ritratto. ma i tuoi ci sono tutti, e la sensazione che hai e l'idea che ti porti dietro è chiara.
prendi i dettagli che ti servono, elementi che compongono il tuo punto di vista. sfumi ciò he a fuoco perderebbe significato o ne produrrebbe un'altro. rispetto a quello che vuoi. ma quello che vuoi devi averlo chiaro e prendertene la responsabilità. scegliere, cosa dentro e cosa fuori. parti di te a fuoco e altre fuori fuoco in un contesto che nell'insieme è ciò che puoi. come a dire, " Signori, il resto non un'altra volta. Il resto è cosi come ve lo mostro". non c'è il resto, c'è la fotografia. una precisa idea, o non precisa, di un contesto. perchè se ti è chiaro o meno devi avere il coraggio di dichiararlo.
se hai fortuna puo' capitare anche una cosa buffa. che il tuo bagaglio, la tua valigia con la tua roba dentro, c'è quando ancora non lo sai. e si impone anche sul linguaggio embrionale, che puoi affinare nel tempo. ma la valigia di cosa l'hai riempita pesa, parecchio.
ospiti,2021

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