Lasciati vedere.


 

Basta dire che non è facile. diventa una scusa come un'altra. Non lasciarsi vedere, dico. Ognuno ha i suoi buoni motivi per farlo. Amici che non si sono dimostrati tali, donne che ti hanno tradito, rapporti consumati, il tuo titolare che non ti aumenta lo stipendio, le rate del mutuo da pagare. La ruota del criceto che non si ferma mai. 

Ma pensa a chi hai tradito tu,  a quando amico non sei stato, a come potresti lavorare meglio per poi chiedere a tua volta, pensa al perchè paghi le rate del mutuo. E' molto piu' interessante se parli di te. Se ti mostri per quello che sei, che gli errori sono molto meglio delle ipocrisie. 

Perchè non mostrarsi è ipocrita, punto. Mi interessa il meglio, cioè il peggio, di te. Che non è la parte più brutta, ma la parte più vera. Più secca ed asciutta, senza troppi aggettivi, senza troppi giri di parole. 

La tua visione di te stesso raccontata attraverso la tua vita. Che bella o brutta è quella roba la. 

Se ci pensi in fondo ne abbiamo una sola, di certo non richiesta ma altrettanto di certo qualcosa dobbiamo farcene.

e cosa ne fai sono affari, onori, oneri e responsabilità solo tue. Il bilanciamento tra ciò che vuoi e ciò che si aspettano è una proporzione la cui percentuale, pur fluttuante, devi deciderla tu. E più lasci da una parte più togli dall'altra perchè il conto fa sempre cento. Sei costretto in qualche modo a fare il punto tra le scelte che hai fatto, le scelte che secondo te ti hanno fatto fare, la vita che hai e la vita che vorresti. Non dimenticando però un punto essenziale. Il giocatore di poker stolto quando perde cambia il tavolo da gioco. Il giocatore di poker scaltro quando continua a perdere cambia il modo di giocare.

Gli errori costruiscono i successi, le cadute comprendono i colpi di reni, le cicatrici sono i ricordi, le sconfitte sono opportunità.

La fotografia. L'ha fatta un mio amico, Andrea Filipponi. Eravamo ad un master sul ritratto a Padova, con Toni Thorimbert. Credevo di esserci arrivato aperto, pronto e combattivo. Invece no, lo ero solo apparentemente. Toni mi ha fatto togliere il giubbotto. Dicendo queste parole, " ti sei presentato col giubbotto anti proiettile". 

Ci sto riflettendo da un pò. Dapprima ti difendi, Toni ha dei modi discretamente invasivi di porsi nei confronti di chi ha di fronte. Gentile, a volte manco tanto, ma invasivo. Cerca il consenso e lo trova. Cazzo, è Toni Thorimbert. Ti vede, ti intuisce, ti spiazza. E tu, in prima battuta, tu ti difendi. Ragioni sui suoi modi, lo puoi pure attaccare a tua volta, ma alla fine accampi scuse e perdi del tempo. Io resto convinto del fatto che nessuno può conoscerti meglio di te stesso, ma qualcuno ti "sgama". Intuisce che qualcosa non va, che c'è una crepa nel tuo sistema. E ti colpisce a freddo. "inizia a toglierti il giubbotto antiproiettile". Vaffanculo Toni, col sorriso, e grazie Toni, col cuore. 

Più facile sarebbe cambiare tavolo. Invece mi ci metto a riflettere e cambio modo di giocare.

Perchè in verità sono qui a scrivere cose, riflessioni, pensieri, valutazioni, e pure un mare di cazzate, ma non dimentico mai di dover essere il primo a mettersi in gioco. Pure quando non lo faccio, ho la responsabilità di dovermi preparare a farlo in fretta. Sennò a scrivere sono buoni tutti, ma il rumore dei passi è fondamentale. Le impronte,  ci sono oppure no. E non sono mai quelle degli altri, al massimo possono essere delle tracce. Servono proprio i tuoi di passi. Che lascino delle impronte, dei suoni, che parlino di te. 

Mi viene in mente l'ufficio, quando riconosci chi sta arrivando in base ai suoni che percepisci. Suole di cuoio, tacchi, passo che si trascina, falcata decisa.

Ecco, uguale,  impara ad ascoltare il suono del tuo passo. Che, ho imparato, senza "giubbotto antiproiettile", cambia. Non lo riconosci più. Esci dalla confort zone. In cui non c'è un cazzo di nuovo. 

Ma lo senti solo se c'è, solo se non ti accontenti di immaginarlo.

Toni dicevo, ma pure Andrea. La fotografia l'abbiamo fatta sullo stesso set dove avremmo dovuto fotografare una modella, prima a modo "come siamo arrivati", poi fuori dallo schema in cui Toni ti prova a portare. 

Nel mentre Andrea gioca con la mia Q2, e improvvisiamo una foto. In primis perchè Andrea è un mio amico e io di amici ne ho pochi, buoni e pure bastardi. Senza sconti per me. E mi piace Andrea e pure molto come fotografo. 

Luce continua in faccia, un po' in avanti col busto, inquadratura e scatto. 

Senza pietà. So come sono, perlomeno mi intrvedo, e provo sempre a limitare la distanza tra come vorrei mi si vedesse e come mi vedo realmente io. Tra apparire ed appartenenza. Tra carta di identità e ritratto d'autore. Ci provo ho detto, non che ci riesco sempre.

uno scatto, buona la prima per quanto ci riguarda. E grazie Andrea.

Col giubbotto anti proiettile, ma non in faccia. La faccia era già soggetta a ciò che Toni nella prima parte di "viaggio" aveva scalfito. Ma il giubbotto l'avevo di nuovo addosso. Faceva freddo. Cazzata. Ho provato a cambiare tavolo ed ho perso. 

Perchè puoi raccontarmi i tuoi successi. Ma a me interessano le sconfitte e come sei oggi grazie a loro. 

Raccontati le storie che ti hanno fatto male, che ti costruiscono. Le cose facili, belle, lasciale per sorridere. 

Le prime sono l'ossatura, le seconde il tuo abito. 

Grazie Toni, per la ragazzina del '74 ( tu scattavi una foto per te molto  importante e io qualche giorno dopo nascevo, cosa per me molto importante) e per il giubbotto anti proiettile che ricordo di togliere. e mettere quando serve. 

Grazie Andrea, per il ritratto regalato ( la macchina fotografica è la mia e come diritti d'autore ti accontenterai di una amatriciana da Bea) 

Grazie a Stefano e Cic a cui chiedero' un ritratto tra poco. 

Perchè ho scoperto che la fotografia c'entra con la vita. Le scelte e la responsabilità pure. 

e gli amici sono gli unici a riempire i vuoti. anzi no. I vuoti sono fondamentali, e ci convivi. Gli amici aggiungono i pieni. Ancora più fondamentali.

 

P.S. la seconda foto. il One Shot. non l'ho fatto, non ero pronto. ma ci rivediamo Toni, per farlo.

 

 

 

 

 




Commenti

  1. Quasi un trattato filosofico su :"l'essere,l'apparire,il dover essere"!
    Ma chi sigiarda più dentro specialmente se hasbagliato nella vita e co tinua a sbagliare perché così gli va, perché tutti sbagliano?Chi,oggi, dà la colpa a sé stesso dei propri fallimenti se l'etica corrente è:"il male sono gli altri?"Raccontarsi!..Ognuno racconta i successi,per vantarsi,gli errori capitano ma è colpa degli altri!..

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