Siamo chi siamo


 

Diminuire la distanza tra chi siamo e chi vorremmo mostrare di essere. Una cosa non esclude l'altra. ma impone una faccenda che c'entra con la chiarezza.

Chi siamo? Basta provare a raccontarlo a qualcuno che ti conosce da un po' di tempo. e poi raccontarlo a una persona che ti conosce da poco. Mediamente racconti di due persone abbastanza diverse, se non proprio di due persone che non coincidono per nulla. 

ma in fondo

Siamo solo chi siamo. e non è mica poco. 

La differenza di racconto di cui sopra dovrebbe differenziarsi esclusivamente per il grado di profondità, per quanto nel profondo scendi o ti trovi nel mentre parli di te. Quanto sei disposto a raccontare davvero come sei.

Ti piace la verdura? Ti metti la canotta? Ti lavi i denti tre volte al giorno? Bevi i fantomatici due litri di acqua al giorno? Ti occupi di spostare i libri per passare la polvere? Abbassi la tavoletta del wc dopo averlo usato? sembra che a rispondere si a tutte le domande uno si senta meglio ( tranne forse per la canotta ma non me ne veniva una meglio).

bene. Io mangio poca verdura (sempre per la fake news che le patate fritte non sono verdura), la canotta non ne parliamo ( proprio questione di integrità), a pranzo mangio in giro e non ho lo spazzolino, se sommo i caffè che bevo penso che ai due litri ci arrivo, i libri li sposto solo per leggerli, la tavoletta ci provo a ricordarmene. 

Bene. Sono sta roba qua. e le risposte sono queste. 

E se cambio interlocutore ma le domande restano identiche, le risposte restano identiche. 

Certo che generalizzo e banalizzo. ma le risposte, alle domande, non è che possano variare molto. 

E le domande non sono mai indiscrete. Basta che uno sia pronto alle risposte. 

Mi rendo conto che lo stare nel mondo, tra la gente, ci abbia condizionato nel relazionarci in base all'accondiscenenza dell'interlocutore. Quindi risposte furbe e mirate. In base alle aspettative, e alla rappresentazione di se stessi. Per compiacere, e piacere. 

La distanza va accorciata, altrimenti potresti accorgertene quando la distanza sarà diventata quasi incolmabile. e rientrare quasi impossibile se non a seguito di un qualche choc. Un cigno nero, anche se pure la pandemia sembra non averci insegnato nulla. 

Siamo ad un punto in cui vediamo i cigni neri non come un'opportunità ma come polvere da spazzare sotto il tappeto. O lo specchio da riporre in soffitta.

Ma se ci pensi, ad essere come sei faresti pure meno fatica.

Mi sono allontanato dalla questione ma c'entra con la questione. 

And now, special guest of the evening, from above the stage down from the stage, but always on stage, Mr. Luca Bitti.

Ci accomunano tante cose. Ci piace apparire, mostrarci. Ci piace proprio essere chi siamo con quel piccolo vezzo, che è un pò rock, di sbattertelo in faccia. Col sorriso quasi sempre. Lo conosco da poco, per davvero, ma lo conosco da abbastanza, sul palco.

Ci siamo incontrati cosi, ognuno sul suo di palco. E ognuno poi scesi dal palco. Sembra un inutile gioco di parole, ma pure le rockstar a volte si fanno una birra e si mostrano nel lato debole. Cioè nel lato forte, che nel mostrarsi fragile ammanta tutto te stesso. Il coraggio di essere fragili. Frase sentita molte volte nella moda intimista che attanaglia tutte le arti degli ultimi anni. 

Se soffri sei di moda. 

Ma se sei fragile, non temi la tua fragilità, ma anzi la usi per far pace con te stesso, la stessa fragilità diventa la tua forza. E far pace con se stessi non significa rassegnarsi. altrimenti diventa vittimismo, autoflagellazione. il "me tapino" di Paperon de Paperoni.

ma a noi piaceva Paperino, che alcuni di noi però ricorderanno trasformarsi in DoubleDuck,  "eccoci qui, inizia lo spettacolo".

Mi sono sentito a casa con Luca, in questa un po' bizzarra famiglia che abbiamo creato. Un'ora e mezza di fotografie, a modo nostro. Che tra me e lui è molto simile. 

E Luca si è mostrato per quello che Luca sa di essere. 

Grazie Luca. Le abbiamo fatto fighe le foto.

"I ritratti non si fanno col 28mm".

"I rocker col cazzo in dolcevita fighetto". 

Lo so, di strafottenza ci si puo' ferire. Rischiamo. col sorriso.

Leica Q2, 28mm.  e dolcevita nero.

 

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Commenti

  1. A chi importa "chi siamo?"....A chi,leggendoci in profondità ,vuole creare una relazione con l'altro.E relazione non è "difesa"ma fiducia,stima,rispetto per la verità profonda dell'altro che è fatta di abissi e di vette...,la splendida unicità dell'essere umani, veramente umani....

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