Suum cuique vexillum

 




Parto da una semplice riflessione. Le nostre vite non sono più votate allo sviluppo, ma al mantenimento del livello di bilancio che ci serve per sostenere scelte che non sappiamo nemmeno quando e da chi siano state fatte. 

Vale per quasi tutti gli ambiti della nostra esistenza. Nasciamo nella tradizione, che già di per se tradisce la natura stessa della sua finalità.

https://www.treccani.it/vocabolario/tradizione

Date una letta alla Treccani, parla di notizie, fatti, usi e costumi. Non parla di ricatto. Già, perchè in effetti il tramandare notizie, fatti, costumi e norme relative ad un singolo, una famiglia, una comunità, dovrebbe dare modo di avere delle "informazioni" utili alla declinazione della propria esistenza. In completa libertà.

Invece, allo stato attuale delle cose in un'ottica di provincia che è l'Italia intera, di tradizioni si vive. E si muore. Se non ti attieni alle tradizioni ti senti male, non ti senti a posto. Ti sei mai chiesto perchè fai e ripeti una certa cosa? la risposta comune che senti è "lo faccio per tradizione". Che non vuole dire un cazzo. Perchè ti attieni alle tradizioni? Per tradizione. Così suona proprio come una cazzata. Allora scomponile le tradizioni, e chiediti il perchè di ognuna. Smontale in qualche modo, dacci un senso, riprendile in mano. Fattele assomigliare. In verità non tradisci nessuno, senza domande e senza risposte tradisci te stesso di certo. Ricomincia da capo, e da te, con tutte le informazioni che hai. E ne hai molte di certo. 

Resetta per quanto puoi la tua vita, pur rispettando i doveri che sicuramente hai. Inizia la giornata con un gesto diverso, cerca l'illusione che avevi a vent'anni, in cui pensavi di cambiare il mondo. Dopo i quaranta, ti accorgi di quanto invece il mondo ti abbia cambiato e spero tu senta la necessità di invertire la rotta.

Non è che le cose cambino, nemmeno se le orpelli di chincaglieria varia. Un ambiente degradato non migliora con una bandiera colorata. E' lei che ci perde, non l'ambiente che ci guadagna.

Seppelirci di tradizioni? mi sa che non serve, se non a resistere. E resistere, non serve a niente ( cit. Walter Siti). 

Pensaci un attimo, tra qualche anno, se non già oggi, partecipare al social sarà, o è, una tradizione. Perchè "frequenti" FB?  Cosa ci trovi? Opinionisti con 3 like, che testimoniano la propria esistenza. E senza mai omettere che ci sono pure io, sui social. Lo faccio per le fotografie, sennò, già oggi, non esisti. E già che ci sono, a volte mi faccio pure un pò i cazzi altrui. Immagino le critiche.."io non lo faccio" e "lo uso per lavoro" che si sprecano. Perchè farsi i cazzi altrui non è bello da dire. Da fare, si è sempre fatto.

Altro problema, il piacere che proviamo al fallimento altrui. Un fallimento altrui rende meno visibile la nostra immobilità. Elemento molto italiano, assai provinciale. Aspettiamo seduti al tavolino del bar che qualcuno che conosciamo passi e cada. Per poter definire il nostro stare al bar una dimensione accettabile. Meno pericolosa. Resta il fatto che se non ti prendi dei rischi però hai due strade. Scaldarti nel casino che porta al nulla dei fatti quotidiani, attorcigliandoti e rimandando a domani che diventa sempre più un domani. Oppure cambiando le regole del gioco, cambiando gioco, per quel che ti riguarda. 

Io lo chiedo sempre. Come fai a compensare 50 settimane di merda con due di vacanza? Oppure rimandando alla fantomatica pensione. Cosa può succedere di meraviglioso oltre alla prostatite? Possono succedere cose bellissime se cose bellissime hai costruito, se la strada la conosci e te la sei preparata per bene. Abbiamo un oggi, arriviamo da un ieri, e andiamo a un domani. Tutta roba zen se nell'oggi non stai facendo nulla. Chi sta facendo esattamente la vita che vuole lo sa da questo, che della vacanza non gli interessa. Al limite va "altrove" a fare "qualcos'altro". Porta se stesso e la sua vita in un altro luogo, e ritorna con un altro luogo dentro. Porta ricchezza e si arrichisce, in una specie di circolo virtuoso.

A volte penso che siamo una generazione cuscinetto, noi 50enni, deriviamo dalle tradizioni e abbiamo cavalcato un mondo che si è sviluppato (e attorcigliato) con una velocità senza pari. Ricordo benissimo il mio primo SMS, mandato per prova alla mia fidanzata che un giorno, su una panchina dell'università, mi disse " sai che si possono mandare i messaggi con il cellulare?". E io a prenderla in giro, fino alla dimostrazione che si poteva fare. Non so che anno fosse, forse il 1995, o 1996. Si pagavano in lire i messaggi. E ricordo per bene il mio pensiero, dopo averlo mandato. "A cosa serve mandare un messaggio?". In effetti non ne avevo mai sentito il bisogno, ma un bisogno, da quel giorno, si era creato.

In effetti funziona così, il livello di sopravvivenza economica della società ha creato bisogni, inutili nella loro sostanza, ma che hanno creato società e occupazioni utili nella gestione dell'inutile. Ma che dopo, diventa indispensabile. Può sembrare demagogico, ma a cosa serve restare connessi a colpi di messaggi tutto il giorno? Se all'inizio può essere simpatico sapere come sta un tuo amico o un tuo parente o la fidanzata, è divenuto ormai che la risposta a una doppia spunta blu diventa obbligatoria per non diventare antipatico, o maleducato. Perchè non hai risposto? Perche non ne avevo voglia, o non avevo niente da dire. Non rispondere a un messaggio ti taglia fuori. L'ansia da partecipazione, da condivisione. 

Il passaggio successivo è stato ovvio, ovvero siamo diventati un prodotto per chi gli algoritmi li sa scrivere. Per quanto sia matematica, la creazione e il fine sono di un uomo. L'algoritmo che modula la vita di chi non sa cosa sia un algoritmo. L'algoritmo è una opinione. Ha un fine. Elimina la noia, elimina il tempo "vuoto", in cui puoi creare qualcosa. In quel tempo, utilizzi qualcosa creato da altri, affinchè tu passi il tuo tempo con loro. E così facendo percorri una strada scritta da altri. Quella strada ha bisogno di te per esistere, e tu di quella strada per esistere. 

Sembra confortevole, lo fanno tutti, mal comune mezzo gaudio. Invece è un dramma. Nato nella storiae negli anni, in cui la morale pubblica inizia a minare il comportamento del singolo. Non nella sostanza, del giudizio etico comune, della legalità, della necessità di riconoscimento dell'autorità. Ma nell'apparenza. Il "che non si sappia" che diventa "se non si sa, o se ne parla sottovoce, non è mai successo".

Per invertire la rotta devi partire necessariamente da te stesso o quel tanto che sai di avere, e fartelo bastare. Il resto, prendine atto, è solo scenografia. 

E tutto ciò solo per fare in modo che sia la bandiera a migliorare l'ambiente, senza perderci nulla. 

La tua di bandiera. 

I contenuti presenti sul blog “Lorenzo Cerbone Fotografo” sono di proprietà di Lorenzo Cerbone.
È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma.
È vietata la pubblicazione e la redistribuzione dei contenuti non autorizzata espressamente dall’autore.
Copyright ©lorenzocerbone 2021 – 2022. Tutti i diritti riservati. 

©lorenzocerbone 



Commenti

  1. "Tradizione" e 'quello che per ogni nato sulla terra è il cognome.L'uomo e la donna portano con sé questo cognome ma loro disegnano la propria vita come essi stessi la desiderano.Se non si fa nulla per cambiare l'esistente è perché per la maggioranza fa comodo così.Nulla cambia .La storia (che è storia delle scelte degli uomini)la decidono le multinazionali della globalizzazione e gli algoritmi.Si vuole un mondo dove gli uomini non pensano ma consumano.
    E va a farsi fottere li pensiero critico,la cultura,l'arte,la creativita'libera, multiforme, indipendente....

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari