Ho ancora bisogno di Bulldozer

 

Sembrava tutto semplice. Quando c'era Bud. Mio nonno lo chiamava proprio cosi. Bud, non Bad. Come si usava nell'Italia che l'inglese non lo masticava proprio. Non ne aveva bisogno. C'erano le cingomme, Clar Ghebol, le gip ( e non gli sport utility vehicle), e il surf veniva tradotto in ondaplano. Era l'Italia che rideva con gli sganassoni di Bud. E io da bambino mi sentivo protetto da Bud. Volevo diventare come Bud. E mi ritrovo a pensare, a 50 anni, che per Nico vorrei essere il suo Bud. 

Bud rappresentava l'etica ferrea. Quella vera, intransigente e fondata sul disincanto ma pur sempre in una favola. L'etica reale, quella che a volte, per mantenersi, deve scendere a compromessi con se stessa. 

Bulldozer riscende in campo per segnare un punto solo. Per i suoi ragazzi. Per consegnare loro un sogno, una speranza. La squadra avversaria di professionisti scende a livelli di scorrettezza inacettabili per lui. Perchè anche per l'etica, per le regole, ci sono limiti superati che ti costringono a superare i tuoi. Per una volta sola, per poi rientrare nei confini che ti sei dato.

" Ma non avevi giurato che non avresti mai più giocato una partita?"

"Questa non è una partita".

Bulldozer è stato il mio sogno da bambino. Essere protetto da lui, e diventare come lui.  

"Vedi amico, nella vita c'è sempre qualcuno più forte di te, e questo vale anche per me"

Da grande mi sono chiesto come mai non ci fosse mai una donna nella sua vita. Ma gli eroi devono essere cosi, un pò soli, un pò malinconici. Lasciare delle ombre, dei misteri nelle loro vite. O forse semplicemente per compiere la loro missione non possono cedere ai propri dolori. 

Bud è stato un papà, un nonno, un amico, una manciata di sani valori da perseguire. Incapace di guardare dall'altra parte, incapace di non soccorrere chi ne aveva bisogno. 

Era pure duro quando serviva, pure con gli amici. Soprattutto con gli amici. Credo perchè la verità edulcorata non colpisce nel segno. Credo che l'essenzialità sia dura come la pietra ma di cotone ognuno sa avvolgersi da sè. Ci si vede meglio nel cotone, perchè ci si vede meno. Uno specchio pulito o con il vapore che lo vela fa solo il suo lavoro. Lo specchio. La mano che leva il vapore e ti fa vedere te stesso può essere solo la tua. Bud era così, ruvido e buono. Sapeva che il rischio di far emergere è anche quello di farsi rifiutare. Perchè, banalmente, non puoi aiutare qualcuno che non vuole essere aiutato. Puoi provarci. E devi pur scegliere chi aiutare, perchè ognuno di noi ha delle energie limitate. E se vuoi salvare tutti, non salverai nessuno. Devi scegliere, e forse questa è la parte peggiore. 

Ho letto la biografia scritta da Cristiana, sua figlia. Ho scattato come screenshot dal Mac il mio ritratto di Bud, di Bulldozer. Riconoscendo quella malinconia di chi sa che una missione ce l'ha. Un destino da compiere esiste. Che sarà pure uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare. 

E in un mare di inutilità, rivedo in Bud ciò che avevo smesso di vedere. E se il mondo va da un'altra parte, io ho ancora bisogno di Bulldozer. 

 

"In amore occorre essere sicuri dei propri sentimenti e mettere in conto che è impossibile sapere se l’altro ti ama davvero o meno." Bud Spencer  

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La foto è uno screenshot da Lo chiamavano Bulldozer, 1978. La direzione della fotografia di Franco Di Giacomo.

 

Commenti

  1. Sono certa che chi ti ama. Ti ama davvero. Con impegno. Per scelta. E con entusiasmo.
    Chi ti ama c'è.
    ( Potrei anche scrivere - ci sono- e lo faccio qui tra parentesi ...che non si sa mai che non si legga )

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  2. Chi ama ascolta,protegge,comprende.E'chiaro che essere amati per quello che si è risulta il desiderio più grande di ognuno.Dare agli altri quello che si è ricevuto il dono più grande

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