Continua a farti le domande

 

Continua a fare domande come fai. e soprattutto, continua a non farti andare bene le risposte se non rispondono alle tue domande.

In qualche modo, ti stai già facendo le tue di domande. E se speravamo nella fase dei perchè, siamo fottuti. Tu i perchè li chiedi, ma mica ti accontenti. La semplicità non ti sta nelle corde, la semplificazione distratta nemmeno. 

Le domande possono essere oggettive o soggettive. Credo. Quelle oggettive sono di carattere generale, informazioni per lo più. Quelle soggettive sono veri e propri interrogativi, ti smuovono, ti spostano da dove sei verso dove vuoi andare. A volte pure ti modificano il passo.

E poi, la parte più complessa. Le risposte. Ci sono le risposte facili, comode. E altrettanto inutili pur se confortevoli. Le risposte che ti aspetti,  che forse cerchi per restare dove sei. Te le puoi dare da solo, oppure porre le domande a chi sai già come risponderà. 

Oppure porre una domanda che non da scampo a chi deve rispondere. Talmente precisa, e soggettiva, che prevede solamente una rogna. Nessun confort, ma roba scomoda. Che poi ti ritrovi in mano, devi gestire e maneggiare con cura. Quelle risposte che di certo non ti piaceranno, ti renderanno nervoso e forse pure riusciranno a farti incazzare.

Ecco. Proprio quelle risposte però ti illumineranno un pò. Magari non subito, magari ci vorrà qualche tempo. Ma lo faranno. Perchè so che tu sei di quei piccoli uomini che le cose non se le faranno andare.

Anche le foto devono partire da domande. E se non ne esce ciò che volevi devi rifarla. Modulare il percorso. Così mi è stato insegnato.

Mi ricordo quando facevo il windsurf, al Bar Mario di Marina Julia. Un ricordo neutro. Nei giorni di bora forte, l'adrenalina iniziava a casa. Nella preparazione, nel controllo dell'attrezzatura, nel preparare la sacca con la muta, nella scelta dell'abbigliamento che preferibilmente doveva essere pure figo.

In spiaggia, solo due categorie. Chi entrava e chi no. E qua entravano in gioco solo due fattori. La capacità, e il coraggio. Le alternative spaziavano dal non avere la vela della dimensione giusta, la pinna troppo corta, la fidanzata che non voleva. Io non ero tra i soliti, e nemmeno troppo coraggioso. Ero uno normale. Ma entravo quasi sempre in acqua, con la paura mista all'adrenalina di essere lì. 

Ero bravo? no. per nulla. Ma l'ho fatto, fino a quando ho capito di non averne il talento. Un limite? per me no. 

Stessa storia con la musica. Tante chitarre, tanta passione e poco talento.

E sempre una domanda. Ne sono capace, e poi, sono capace di non finalizzare e farlo restare un hobby? 

L'"hobby" sulla Treccani viene descritto come uno svago a cui ci si dedica con passione e dedizione. Invece mediamente diventa una parola alibi per inconsistenti discorsi e giustificazioni. 

Enzo Mari spiegava che bisogna avere dei riferimenti nella vita. Lui, da designer e amante dell'arte, spiegava che bisogna avere Piero della Francesca e Bach come faro della qualità massima raggiungibile dall'uomo. ( https://youtu.be/X49crKOX9Js, da vedere assolutamente)

Efrem Raimondi, in fotografia, mi ha detto un giorno "se devi copiare non copiare PincoDelCacchio, copia Avedon".

Ora, proprio la fotografia. Sto cercando il mio linguaggio, senza perdere il significato che fotografo per te Nico, per lasciarti una storia. Un racconto di tuo papà per immagini, con passioni, fatiche, amori, e soprattutto fallimenti. Parti dalle domande, e dai fallimenti. Che già a riconoscerli non hai fallito.

La foto è sovraesposta. Ne ho altre fatte per bene. Ma mi piace questa. Perche? Perchè la troppa luce vira il mio occhio verso l'ombra del tuo viso che pensa. Tu pensi spesso, e non smettere.

Non piace la mia risposta? Fatti dare la loro. 

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Commenti

  1. "l'ombra/del viso/che pensa!
    Immagine scultorea di un Gemito ma anche filosofica:ombra/luce:la vita!
    I perché sono regali degli esseri autentici e profondi!

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