Roots.


 Le radici. Ce le abbiamo tutti. 

Questa è la prima foto della mia vita, 8 anni circa. Credo con una Pentax di mio padre, o di Romy, ritratta in foto. Usavano le Pentax che probabilmente esistono ancora in cantina. Romy è mia mamma. O meglio non lo è ma lo è. Il problema delle mie radici sta nelle parole che mi si sono incagliate e mescolate. Le ho usate alla cazzo ecco. Mamma. Ne ho una, che mi ha dato la vita. L'ho odiata per molti anni in silenzio, per altri urlando. In silenzio, ma non sempre. Mai, dico mai, l'ho ringraziata per la vita che mi ha dato. E come mi piace dire, per la partita che mi ha permesso di giocare. 

Un papà l'ho avuto pure, e nemmeno lui credo di aver ringraziato. Ho odiato pure lui, fino ai vent'anni. Per la vita che faceva, per gli errori. Per non avermi mai raccontato la verità. Bella cosa la verità, ma esiste davvero? Nico. L'ho sempre chiamato Nico, mai papà. Il perchè credo sia da chiedere ad un psicanalista, sperando di non cadere nei clichè del caso. A naso, nel mio caso, per non darlo per scontato. Persa una madre, si può perdere il padre. Papà e mamma sono scontati. Ci sono. Nel mio caso erano e sono state presenze variabili. Mio papà, invece, c'è stato. Con un papà pessimo a sua volta. Dettato da ignoranza, cultura. Un nonno meraviglioso. Un papà mediocre. 

Cattivo? Cinico? bah, quello che serve. Con buona pace dei benpensanti e degli ipocriti. Con serenità augurata ai politically correct. 

Inciso. Scrivo per Nico, lo ricordo e me lo ricordo. Comprenderai piccoletto che le idee generano domande e le domande non piacciono a nessuno. Tu continua a fartele. Esprimere la propria opinione scatenerà i "benaltristi" che sposteranno la questione su un terreno a loro più confortevole. Resta sul tuo di terreno. Resta sulla tua strada, e cambia strada solo quando lo vuoi. La strada ha un costo. Pagalo. E vai avanti. Ti tireranno. Tu vai avanti. Resterai con pochi. E si chiamerà famiglia.

Radici dicevo. Ce le abbiamo anche quando, come nel mio caso, fai finta di non averle. In un bosco di cipressi sei nato baobab. E non essendo un arboricoltore i nomi li ho messi a caso quindi si provi a capire la metafora.

E se non vai a vedere le tue radici di certo non puoi mettere radici. ho letto da qualche parte che qualcuno di noto ha scritto che le radici sono sopravvalutate ( in prosa perchè la citazione non la ricordo), e le gambe ti portano ovunque. Sarà pur vero, credo. Come tutte le citazioni soddisfano chi le piega alle proprie intenzioni. Ma di radici c'è bisogno. Sennò stai andando ma non sai da dove. E rischi di provare a metterle nei posti sbagliati.

Inizio da una foto che ha trovato Romy, dicendomi essere la mia prima e forse non capendo il mio stupore, e la mia gioia. E anche il pompaggio del mio ego pensando a chi la sua prima foto non ce l'ha, non la conosce, non ne sente la portata. 

Inizio pure da dietro la foto. Pochi, o nessuno, guardano dietro alla foto. C'è la scritta AgfaColor, e non solo. C'è la storia dietro alla foto. 

Il punto è tutto qua. Non conosco la storia dietro alla foto. Non l'ho voluta conoscere. E la storia, le versioni della storia che mi hanno raccontato non mi hanno soddisfatto. 

Di una cosa però sono certo. Che le fotografie sono frammenti di ricordo che altrimenti non avresti. Le fotografie stampate, lasciate nelle scatole e nei raccoglitori. E nessun cloud potrà supplire a questo. Password, nickname e algoritmi potrebbero compromettere per sempre la memoria. Non siamo un nickname. Non dobbiamo esserlo. Una sostituzione di ID questa mattina mi ha fatto perdere 10 taccuini di appunti. Li recuperero'. Ci provo. Un esempio stupido. Ma 10 taccuini perduti forse.

E se non lasci foto, non lasci taccuini, appunti, hai solo un ricordo piegato dall'età. Una fotografia come quella sopra ti riporta ad un preciso momento, ad un preciso ricordo, ad un preciso TE STESSO che altrimenti potresti solo ricordare rielaborato da 40 anni di vita. 

La fotografia ti porta a ciò che in quel momento hai cristallizzato. Un frame preciso. Credo abbia ragione Settimio Benedusi, tutti abbiamo una foto dei nostri nonni ma i nostri figli rischiano di non avere foto come quella da me pubblicata. 

Le radici, altro che, sono fondamentali. Ognuno le deve gestire come crede. In accordo, staccandosi nettamente, o prendendone atto e cercando di sopravvivere. 

Nella foto. Romy, la donna che mi ha cresciuto. Per scelta, per caso, per amore, un pò per tutte queste cose mischiate come la vita vissuta sa fare. Me la ricordo lavorare, in ufficio, a fianco di mio padre, a casa. Venirmi a prendere a scuola con la 500. Ricordo la Golf cabrio. Ricordo la villa di famiglia costruita durante i week end, la pastasciutta con gli operai. Ricordo i sacrifici, pure i soldi che mancavano. La villa riscaldata con la legna. La voglia di emergere socialmente, di rappresentazione. Ricordo pure la mia ostilità, il mio incazzo. Abbiamo 16 anni di differenza, una ragazzina quando sono nato. 48 anni dopo, è ancora al mio fianco. L'unica donna che mi è sopravvissuta. Lo dico col sorriso, e con il cuore. Non ci dobbiamo nulla, non c'è linea di sangue.  Quindi è tutto una scelta. E le scelte in questi casi sono libertà. Quando mio padre è mancato, ci siamo guardati. Ricordo sempre la sua frase, guardando la gente passare, seduti sul gradino davanti all'ospedale. " Guarda, papà è morto e il mondo va avanti lo stesso". Da quel giorno, 23 maggio 2007, la mia vita è cambiata per sempre. Un pezzo delle radici, l'ultimo pezzo, era andato per sempre. 

Scopro che esistono radici di sangue. E radici di vita. Il 5 settembre di 10 anni dopo nasce Nico. "E ti chiami così perchè il nonno, Domenico, lo avevano sempre chiamato Nico".  E con Nico radici di sangue e radici di vita coincidono. Esplodono. 

La mia famiglia, ha radici di vita. Di scelte fatte. Di errori. Di sbagli che ancora farò, a modo mio. Ma qualcosa da vedere c'è ancora e mi sa che, volenti o nolenti, dovrò andarlo a vedere.

Questo articolo è in verità una pagina di diario, che non importerà a nessuno. Ma scrivo per Nico, fotografo per Nico, ogni tanto soddisfando un pò di ego personale a vedere il numero di quanti mi leggono. 

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