Punto nave - 22.09.22


 

Della foto stavolta mi interessa poco. E' piena di linee cadenti, esposizione sommaria. Correggio, Piazza Mazzini. Torre dell'Orologio, nel Film "Radiofreccia" sede della radio. Dove nasce il "credo laico" più famoso della cinematografia italiana. Me ne sono reso conto questa mattina, in una bagarre legale di cui ho letto relativamente l'uso del credo da parte di una formazione politica di certo non in linea con quella dell'autore e del produttore. 

Ho ripensato al credo di Freccia, Ivan Benassi. Che riporto.   

"Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards. Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa, che vuole l'affitto ogni primo del mese. Credo che ognuno di noi si meriterebbe un padre e una madre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi. Credo che un'INTER come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa.

Credo che non sia tutto qui, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche dio. Credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecento mila al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose.

Credo che c'ho un buco grosso dentro, ma anche che, il rock n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono. Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddie Merckx. Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri.

Credo che per credere, certi momenti, ti serva molta energia."

Ivan ci parla dei suoi credo in risposta a un amico che crede in ciò che gli suggeriscono di credere.

Oggi i suggerimenti sono più subdoli, ci arrivano da innumerevoli fonti di "informazione" social in cui ogni utente diventa l'autoreferente di un "giornale" rappresentato dalla propria bacheca. Ovvero, un post diventa un articolo con qualche like o reazione, quindi chiunque ha la sua platea. Pure io con il mio blog.

Quindi, buona educazione sarebbe tentare di dire qualcosa di noi e di come la pensiamo senza pensare a cosa dirà chi lo legge. Ma in maniera consistente perlomeno. 

Abbiamo la disgraziata credenza, pure avvalorata da una molteplicità di soggetti, che infarcendo il nulla con una marea di sentimentalismi e pietismi vari di renderci interessanti. E ciò vale per la fotografia, per la scrittura, quindi per le espressioni di una vita manifestate in vari linguaggi. Da dove vieni, ciò che hai deciso di essere, dove vuoi andare, circoscrivono e descrivono una meraviglia che è l'identità di ogni essere umano. Da anni noto la tendenza all'uso dei tempi passati o futuri per la descrizione del qui ed ora. 

"sono andato" e "farò", ad esempio. Si, bene, interessante pure, a volte. Ma oggi? Di cosa ti occupi? Cosa fai? 

E via andare di "mi occupo di trovare una collocazione emotiva in un mondo in cui l'amore viene dimenticato a favore dell'aridità dell'anima" (inventato ma ne trovate a migliaia). Bene. Ma cosa fai di preciso? E se fai questa domanda sono cazzi. Perchè partono due direttrici. La prima è la spiegazione che sei un arido devastatore dell'anima ( e scopro che esistono delle nuove parole con psico-spiegazioni per tutto, esclusivamente in inglese per sembrare più di mondo), la seconda è un'altra pippa interminabile che ribalta il concetto di cui sopra. Manca quasi sempre il dettaglio di cosa fai di preciso. Tipo, "ho una runione con il mio capo che è uno stronzo e mi fa fare i doppi turni".  Sta cosa può essere espressa in scrittura, pittura, fotografia e in altri modi probabilmente a me ignoti. Ma parte da ciò che fai.

Tendiamo ad urlare, in un luogo che c'è ma la voce non si sente. Il contraddittorio è a caratteri.

Urliamo la rabbia, e pure la noia, più spesso.

" Fai la differenza, agisci fuori schema". Lo ha detto Marchionne e pure Toni Thorimbert.    

Che sia industria o fotografia non cambia. 

La differenza spesso è silenziosa, l'effetto fa rumore. Il rumore del web, invece, lascia il silenzio. In qualche secondo.

Scrivi i tuoi credo, sono il tuo punto nave.

E prosegui. 

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